Dal suo debutto nel 2011, Black Mirror ha esplorato il lato oscuro della modernità, raccontando storie in cui la tensione tra progresso tecnologico e identità umana si mostra senza filtri. E anche questa volta non ci ha deluso. Con la settima stagione, la serie creata da Charlie Brooker torna su Netflix nel 2025, dopo quasi due anni di attesa.
Sei nuovi episodi si affiancano a un universo narrativo sempre più articolato e pronto a mettersi in discussione. Vediamo insieme di cosa si tratterà questa volta.
Un ritorno atteso
La struttura della stagione resta fedele all’impostazione antologica che ha reso celebre Black Mirror. Ogni episodio propone una storia indipendente, ambientata in scenari riconoscibili, ma leggermente deformati. Il filo conduttore, come sempre, è il rapporto instabile tra esseri umani e tecnologie, trattato però con sfumature nuove, capaci di sorprendere anche gli spettatori più affezionati. Uno degli elementi più attesi è il ritorno al mondo di USS Callister, episodio andato in onda nella quarta stagione.
Il finale aperto lasciava spazio a un’estensione della storia e, oggi, questa possibilità diventa realtà. Gli autori hanno scelto di non ambientare il nuovo episodio immediatamente dopo gli eventi precedenti, ma a distanza di anni, con un’ambientazione profondamente cambiata e un equilibrio di potere ribaltato. Ma non sarà l’unica novità.
Temi e atmosfere
Le altre puntate spaziano tra generi e registri diversi, confermando la varietà che ha sempre caratterizzato la serie. Tra i temi affrontati ci sono la manipolazione della memoria, le derive dell’intelligenza artificiale e le forme più sottili di controllo sociale. La sceneggiatura non offre spiegazioni dettagliate, ma lascia che le dinamiche emergano attraverso il comportamento dei personaggi, spesso messi di fronte a scelte moralmente ambigue. In questa stagione si nota una maggiore attenzione alla dimensione psicologica.
Non si tratta più soltanto di mostrare come una certa tecnologia possa cambiare la vita, ma di esplorare come le persone interiorizzano queste trasformazioni.
Charlie Brooker ha dichiarato di aver voluto spostare l’attenzione dalle invenzioni alle reazioni, per privilegiare il punto di vista umano. Questo approccio si riflette in una scrittura più matura, meno dipendente dal colpo di scena e più interessata alla costruzione di atmosfere inquietanti.
Stile, cast e linguaggio visivo
Dal punto di vista stilistico, la regia alterna episodi visivamente elaborati ad altri costruiti su pochi elementi. La fotografia passa da un cromatismo acceso ad una luce fredda tipica degli spazi anonimi. Il sonoro contribuisce a creare un senso di disagio che non svanisce nemmeno dopo i titoli di coda. Un altro aspetto interessante riguarda la scelta degli attori. Il cast mescola volti noti del panorama internazionale e giovani interpreti che riescono a trasmettere con efficacia il disagio dei ruoli. La settima stagione di Black Mirror si muove lungo una linea sottile, evitando facili moralismi.
Non propone risposte, ma costruisce scenari capaci di stimolare riflessioni personali. Le storie non puntano tanto a spaventare quanto a far pensare, e il senso di inquietudine che lasciano non dipende dalla tecnologia in sé, ma dal modo in cui viene usata, accettata o normalizzata.
Black Mirror riesce ancora una volta a intercettare le inquietudini del presente. Non cerca di anticipare il futuro, ma di osservare da vicino quello che sta già accadendo. La settima stagione non rappresenta una rottura, ma un ulteriore passo in una direzione ormai ben riconoscibile: quella di una narrazione che mette al centro il comportamento umano più che l’invenzione, e che trova il suo punto di forza nell’inquietudine quotidiana.